martedì, gennaio 30, 2007

SCRITTURE

Stavo imparando il linguaggio non verbale del fax (è parte del tirocinio) e censurando l’estroversione istintiva che devo sorvegliare per non servire al prossimo la mia autopsia, magari non gradita. Ci penso giusto con quei secondi di differita che non mi consentono un pudore preventivo…le pupille mi si dilatano, sento pulsare e incresparsi le tempie, e niente, non mi trattengo, non tengo a freno la lingua, a meno di non impegnarla nella suzione di liquirizia.
Eppure il pregiudizio del ridicolo è la mia chiave razionale. Sarà un’inconsapevole intuizione di difesa, che non riesco a praticare. E non voglio sembrare ridondanza, né artificio.
E’ tempo di syntax error, più che di scrittura. “Syntax error (missing operator) in query expression”.Non c’è nulla di poetico, cioè poietico, ma solo dismissione, fogne, cavi tagliati. Sputando gli occhi sugli scritti altrui, sento che non mi interessa…la ragnatela di testi, così vischiosa. Mi manca l’alito terragno, quello lapilloso e contadino, quello argilloso di Gianni che passava i colori della ceramica nel fuoco, e anche me.
Mi sono convinta che lo smog della circonvallazione abbia un odore di torrefazione: è la ribalta dell’adattamento. Così adatto anche la scrittura, la mia ampollosa al pay-off dell’advertiser che non c’è. Ho bisogno di un regalo, un rimando fisico esterno invece della polvere abrasiva della carta sui palmi. Qualcosa da covare, qualcosa che si schiuda e prenda vita, e faccia primavera. Un virgulto vero, però, non la mimosa dell’anno scorso seccata nel solito librone non letto (Deridda, quando tornerò alla filosofia?). Il rischio per i virgulti è la gelata. Anche per Frate Indovino l’inverno troppo tiepido può compromettere le gemme in marzo.
Qualcosa che spunti e che non sia speculativo. La lallazione di un bambino. Invece di vedere se funziona la prima persona o la terza, se tengono le metafore e se i tempi sono controllati…le sillabe ripetute e inarticolate. Così la lingua è ancora più pulita. MA-MA-TA-MA-PI-PI. E’ abbastanza pay-off per i pampers credo. E senza syntax error.

martedì, gennaio 16, 2007

Chi l’ha visto

Sciamani smarriti

Capita nella vita di non avere SKY, né il set top box per il digitale terrestre. Capita di non voler sapere cosa significhi feed, di non intendere più colmare digital divide e di non aver storie per le mani che valgano la pena, a furia di aver sfilato con le dita una trama dopo l’altra.
Capita di crepare a letto alle 9 di sera davanti ad un mini schermo lcd tenuto insieme con il nastro adesivo MAGIC e di riscoprirsi appassionata telespettatrice di CHI l’HA VISTO perché su Rai Uno danno il bignami della memorialistica garibaldina sceneggiato ad uso di ritardati nello sviluppo cognitivo o di alunni di terza elementare, con il pregio filologico del sussidiario però.
Escludendo la componente geriatrica che si smarrisce suo malgrado a causa di malattie neurologiche degenerative, sono attratta dagli scomparsi per libero arbitrio, o meglio dal disagio in fuga riscritto come un pezzo di nera, con ammiccamenti giallistici a Lucarelli..che già ci basta l’originale. Assumendo integratori alimentari “che agiscono dall’interno” per riacquistare tono, elasticità, capelli, capacità drenanti,mobilità intestinale e colorito sano, capisco che in verità sto cercando di ritrovarmi in un bicchier d’acqua e nessuno sa che mi sono persa perché sono ancora reperibile. In verità ho perso anche le linee di fuga.
Poi ci sono questi due, Denis ed Emiliano, che evidentemente stanchi delle metafore sbagliate come quella del conto Intesa leggero come il cioccolato light, dei tassi da provare chiedendo il mutuo, dei testi fuori gara a San Remo scritti dalla Montalcini e dalla Hack, da Sanguineti e dalla Merini…scappano nella foresta amazzonica dopo i seminari invernali di sciamanesimo.
Ma lo sciamano cosa fa? Lo stregone, il guaritore…in senso buono il cercatore di anime smarrite, ma poi ti può anche chiudere la porta in faccia se sei un inviato di CHI L’HA VISTO. Sarà una prova sciamanica o scostumatezza?
Gli sciamani mettono in relazione lo stato alterato di coscienza con il suono, ma si danno ai tamburi e non ai rave party. Gli allucinogeni per loro non sono stupefacenti ma piante sacre. La suggestione è una metafora persuasiva. Ho cercato molti varchi per andare in altri mondi e realtà stra-ordinarie: non erano legali e si rivelavano spesso lesivi della pressione polmonare e del battito cardiaco. Forse è il caso di cominciare a mangiare erbe e radici a caso, senza conoscerne gli eccipienti googlabili, sperando che si rivelino fenditure per altri mondi. Invece degli integratori alimentari, che non riparano la carenza di parti d’anima.