martedì, novembre 14, 2006

Storie dal bestiario di una vita fa: Sara.

Romanzo in molteplici puntate: dipende dall’anamnesi

(Avete visto Twin Peaks e la vita di Laura Palmer vi sembrava morbosa? Non avete mai frequentato il mio liceo)

Era stato un caso di serendipità invertita.
Un sincrono sinistro tra

1)“Sara, svegliati è primavera.Sara, sono le sette e tu devi andare a scuola,Sara, prendi tutti i libri e accendi il motorinoe poi attenta, ricordati che aspetti un bambino.”

che passava su Radio Blue Star by Castel San Giorgio ( che poi perché BY, si può mica dire in inglese? Forse che l’emittente era finanziata dall’Assessorato alla Cultura? O forse mi sbaglio io) mentre

2) il suo ragazzo faceva sesso su di lei,
3) qualche trigono di Saturno
4) e il caso di omonimia tra lei e quella disgraziata cantata da Venditti

avevano portato anche lei – Sara di castel San Giorgio- a svegliarsi in primavera e ad accorgersi di aspettare un bambino. Chissà da quanto.
E sì, perché le sue regole- a dispetto del nome- di puntuale avevano ben poco. Soprattutto quando c’erano le gare e bisognava essere aerodinamiche come il nastro – non un chilo di più altrimenti l’esercizio cambia.
Ai collegiali di Fano le regole erano sparite da un po’. Chissà se quei due cucchiai di riso cotto di nascosto sotto l’acqua bollente delle docce le avrebbero aiutate a tornare. Ma del resto: se sei una promessa duri fino a venticinque anni. Cosa vuoi che siano dieci anni di regole sballate ?
Certo, se a Fano fosse salita sul podio, nonostante i piedi piatti – che hai voglia di lavorarci- la medaglia l’avrebbe tenuta lontana da Carmine. Se hai le gare alle 10 di sera sei a letto e non alla sagra della nocciola e del cinghiale.
Ma ormai la prof. gliel’aveva detto: prendi 9 in italiano, studia, tanto senza collo del piede e con quel culo a mandolino che ti sta venendo, non vai da nessuna parte.
Niente più gare, solo feste di piazza. Il nastro e la palla andavano forte, lì si che la premiavano: applaudivano e basta, senza standard e senza fiches.
Le dicevano che era secca secca, ma in fondo la invidiavano quelle matrone pesanti che passavano la giornata a mangiare davanti a Rete 4.
Anche Carmine le aveva detto che era troppo secca. Però gli occhi dalle gambe non glieli staccava.
“Guarda là, ci passa un treno in mezzo, come fai a saltare con quegli stecchini?”
“Ma guarda che sono stecchini forti, tocca!”
Sarà non aveva né pudore né malizia: era solo abituata a farsi toccare e tirare nelle pieghe delle cartilagini infiammate: che i quadricipiti non fossero troppo grossi, che l’addome non fosse appannato da qualche gassosa di troppo...
Quella sera Carmine non aveva toccato niente. Le aveva detto che “se la voleva crescere”, mettersi con lei e che e che l’avrebbe “rispettata”, ma sarebbe stato geloso-molto- di quei tutù corti, non perché lei era una poco di buono, ma perché c’erano in giro dei “pervertiti” che si facevano le seghe pensando alle donne altrui e siccome i pensieri non si vedono né si possono impedire era meglio tenere le ragazze coperte e a casa.

(Forse continua…)