giovedì, novembre 09, 2006

EPIFANIA

(ORIGINI. Capitolo II)

Lello Arena/Angelo Gabriele: “Annunciazione Annunciazione Tu Marì, Marì, fai il figlio Salvatore …Salve o Regina”

Massimo Troisi/ Madonna: “Buon giorno”

Un amico (ormai i miei amici sono espedienti letterari, o catene di Sant’Antonio nella mail box) usa questo sketch di Troisi come saluto – mantra quando mi incontra (o meglio mi incontrava) irrimediabilmente catatonica sulla banchina a sfamare cefalotti. Ammantata dal mio strascico di Ofelia, già mi vedo fagocitata dalle acque e invece l’angelo Gabriele arriva, agita il gonfietto della bici a mò di spada in dotazione alle schiere celesti e io inciampo nello strascico, lo squarcio e gli svelo un sorriso.

“Salve o Regina”
“Buon giorno”

E’ la parodia di un certo teatro parrocchiale. Il fio e la pena da pagare per essere cresciuti in un posto dove la pietas religiosa popolare è un po’ invadente. Abbiamo storto il naso per la cooptazione fidelis, abbiamo firmato la pratica per lo sbattezzo, ma poi, passando per Troisi, il presepe vivente ce lo siamo ripreso.

Annunciazione! Annunciazione!

Nell’ Anno del Signore 1991 trascorrevo l’avvento inginocchiata su quattro assi inchiodati male sul sagrato (le punte acuminate sotto le rotule mi sembravano il giusto prezzo per un’indulgenza quanto meno plenaria) a provare la Beata Vergine.
Mi entusiasmava di più la parte in cui salivo sull’asinello insieme al neonato, con la di lui madre che dal basso mi rimbeccava “Tienilo bene, stai attenta alla testa, non far aprire la fontanella…” (Non ho mai capito cosa sia e dove si trovi questa fontanella sulla scatola cranica dei lattanti. So solo che se “si apre” si incorre in gravi menomazioni).
Nessuno spotlight su S. Giuseppe,un ruolo secondario. Del resto pater numquam, si è putativi fino a prova contraria.
E anche il transfert di sacralità per cui le mie compagne di classe si facevano la croce inginocchiandosi davanti a me non era male.

Natale andò liscio secondo copione. Piccoli calli cheratinosi si erano accomodati sui chiodi e, sotto le vesti, beneficiavo di un piccolo braciere spento. Il problema fu l’Epifania. Uno dei magi, invece di portare Mirra, portò diffamazione. Le voci bianche intonavano tu scendi dalle stelle, padre Epifanio le aspergeva con l’incenso e il magio delatore scatta in piedi e urla.

“Padre Epifà, questa qua la Madonna non la può fare, non è vergine, l’ho vista con uno in un portone scuro. Ieri sera io passavo col mezzo e con la luce accesa l’ho vista. Ti ho visto che ti metteva le mani addosso. Che è ti stai zitta, mò tieni scuorno (vergogna)Ieri sera pero alluccavi (urlavi)”

Padre Epifanio esitante “ Insomma è vero? Tu a 13 anni hai già perso il tuo dono più grande e vieni qua a fare la Madonna? Dopo aver fatto la svergognata nei portoni?”

Io, facendo scivolare gli arazzi azzurri dell’abito ricavato da una vecchia fodera di divano, mostro a padre Epifanio lo stampo EL CHARRO appena sotto l’ombelico.

“Sentite padre, io gliel’ho detto che mi poteva toccare solo sopra i vestiti e lui prima si è fatto brutto, poi ha detto che andava bene. Se è successo qualcosa di male l’ha fatta solo lui che si strusciava, io stavo ferma sul muretto. E poi, se ho urlato, era perché mi faceva male con la cintura e mi strozzava un poco troppo. Ho letto sul Cioè che si chiama petting e che non è proprio una cosa sporca e poi ve l’avrei chiesto in confessione sabato se era peccato, veniale, mortale e quante Ave Maria…e non c’era bisogno che veniva questo a fare la spia. E comunque, l’anno prossimo, se non posso fare la Madonna, posso fare Maddalena nella processione di Pasqua?”

Annunciazione! annunciazione!